Dimissioni volontarie: il fenomeno del Big Quit

Se ti dicessi che in questo periodo storico molto particolare, migliaia di lavoratori nel mondo stanno rassegnando le loro dimissioni volontarie ci crederesti? Ritieni possibile che nonostante aumenti, crisi economica, disoccupazione e caro vita ci siano persone che prendano questa coraggiosa decisione? Ne parliamo in questo articolo. 

Buongiorno e bentornati sul portale Vivi Con poco.it. Io sono Giuseppe, risparmiatore ed investitore. Periodicamente fornisco spunti di riflessione ed articoli per aiutarvi a migliorare le vostre capacità di risparmio ed investimento

Oggi voglio condividere con Voi, un fenomeno recente e molto interessante: quello del Big Quit o, in italiano, grandi dimissioni.

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Le fonti dell’articolo

Per scrivere questo articolo mi sono basato su alcuni articoli di giornale, ma soprattutto su una pagina di Wikipedia inglese  “fresca di stampa” intitolata appunto Great Resignation (grandi dimissioni). 

Il termine è stato coniato da Anthony C. Klotz, professore di management presso la prestigiosa Mays Business School della Texas University. 

La nota enciclopedia online, raccoglie e mette in evidenza il crescente numero di dimissioni volontarie negli ultimi mesi.

Cosa ci dicono i dati?

Secondo i dati, in tutti i paesi sviluppati negli ultimi mesi i licenziamenti volontari sono in forte aumento. Per una corretta interpretazione, non possiamo non tener conto della pandemia da Covid 19, purtroppo ancora in corso. 

Tra lockdown, lavoro da casa e limiti agli spostamenti in generale, le persone hanno rivisto i propri obiettivi di vita e le proprie priorità

Essendo tutti inghiottiti dal tran tran quotidiano, prima della pandemia, non abbiamo mai avuto il tempo per fermarci e pensare a cosa ci faceva realmente essere felici o ci appagava.  

Per semplificare il concetto possiamo dire che il Covid ha cambiato le priorità.

Stando a Wikipedia, negli Stati Uniti, i lavoratori che hanno rassegnato le dimissioni hanno raggiunto la soglia del 3%. In Europa invece i numero noti sono: Olanda 2,9%, Inghilterra 4,7%, Germania 6 %. 

Dalle interviste fatte si capta un altro messaggio estremamente importante: maggiore è la flessibilità concessa, minore è il tasso di dimissione. Nei paesi del Nord Europa, abituati da anni a ragionare in ottica di raggiungimento obiettivi piuttosto che di presenza fisica in azienda, non si denotano aumenti di dimissioni significativi. 

Oltre a questi dati, poche settimane fà mentre ero in auto, sentivo alla radio la classifica delle aziende in Italia con il più alto indice di felicità dei lavoratori
Ai primi posti, come negli anni precedenti, si sono collocate molte multinazionali. Quest’anno però, la soddisfazione dei lavoratori non deriva dal maggior stipendio o dalle grandi prospettive di crescita. Bensì dalla maggiore flessibilità concessa per quanto concerne il lavoro da remoto ed affini.

Come interpretarli al meglio

Dopo aver portato alla luce questi importanti dati, vediamo ora come interpretarli al meglio. 

Sarebbe scorretto pensare, che tutti i lavoratori che hanno presentato (e presenteranno in futuro) le dimissioni volontarie, smettano completamente di lavorare

La maggior parte sta semplicemente cambiando lavoro, cercando qualcosa di più idoneo alle loro nuove necessità ed obiettivi.

A mio avviso, le cose importanti emerse da questi studi sono principalmente 2:

  • maggiore flessibilità: la maggior parte degli intervistati, dichiara di licenziarsi per cercare un lavoro che gli permetta di avere più tempo libero (esempio un part-time) e più lavoro in modalità smart;
  • maggior consapevolezza finanziaria: come scrivevo nelle precedenti righe, la pandemia ha costretto le persone a risparmiare. Fra lavoro a casa, diminuzione di pranzi e cene al ristorante, meno vacanze, meno uscite o spostamenti e meno svaghi in generale, la gente ha visto aumentare il proprio conto corrente in maniera importante. Superata la prima fase di “costrizione”, molti hanno capito il concetto che sta alla base della mia filosofia di vita: meno spendiamo, meno soldi servono per vivere.

Proiezione nel futuro

Nonostante l’importanza dei numeri in questione, non possiamo sapere se si tratti di un fenomeno passeggero o strutturale, ne possiamo avere la certezza che questo trend durerà nel futuro. 

Personalmente, penso che la pandemia ha messo in moto dei meccanismi che non potranno essere ignorati, anche quando tutto sarà finito. 

Molti lavoratori hanno “assaporato” i pregi di concetti come flessibilità, lavoro per obiettivi, tempo libero, risparmio, riduzioni dei costi ecc. Non credo si possa tornare indietro con facilità. 

Non dimentichiamo inoltre, che le aziende stesse hanno risparmiato molto denaro grazie all’ottimizzazione dei costi fissi, alla riduzioni di sedi, al risparmio delle utenze durante il lockdown ed elementi affini. 

Sono proprio i datori di lavoro a proporre sempre più contratti di full smart per ottimizzare i costi. Troviamo inoltre esempi di nazioni ed aziende che stanno sperimentando la “settimana lavorativa corta”.

In Europa l’Islanda è capofila in questo frangente, seguita a ruota dalla Spagna. Sempre in Spagna, notizia di qualche settimana fà, la Desigual ha concordato con alcuni lavoratori la settimana lavorativa di 4 giorni (di cui uno in smart) invece dei canonici 5. 

Anche senza certezze matematiche, mi permetto di affermare che il mondo lavorativa sta cambiando. La pandemia ha solamente accelerato un processo già in corso. 

L’importanza della gestione finanziaria

Non mi stancherò mai di ripetere che nella vita risparmio e gestione finanziaria sono elementi indispensabili sia per la vostra serenità sia per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Molti lavoratori hanno il sogno di licenziarsi, di mandare al diavolo il proprio capo o semplicemente di lavorare meno e con più flessibilità. Con il Covid, tanti hanno avuto la possibilità di sperimentare dinamiche nuove.

L’aumento dei licenziamenti e la migrazione verso lavori ad orario ridotto, nella maggior parte dei casi però comporta una riduzione di stipendio.  

Prima di considerare certe decisioni e per mantenerle nel lungo periodo, un’accurata gestione finanziaria è assolutamente necessaria. Sarebbe da pazzi prendere una decisione come questa senza aver prima gettato le basi giuste. 

Il mio consiglio, se non l’avete ancora fatto,  è quello di iniziare il prima possibile a migliorare la vostra pianificazione. Abituatevi ad annotare tutte le entrate e tutte le uscite. In questo modo avrete sotto mano tutte le vostre spese e potrete iniziare a tagliare il superfluo.  

Una volta ridotte le spese, saprete con certezza quanti soldi servono per sostenere il vostro tenore di vita. Solo dopo aver ben chiaro questo aspetto potete prendere decisioni consapevoli e durature.

Non cadete nell’errore di pensare: “prima lo faccio e poi mi adeguo”. Inizierete il vostro percorso nel modo sbagliato e le conseguenze potrebbero essere molto spiacevoli.

Conclusione

Anche per oggi siamo arrivati alla fine di questo articolo. Voglio ringraziare tutti i lettori per l’attenzione e ricordarvi sempre che, grazie a parsimonia, pianificazione e perseveranza potete raggiungere obiettivi molto ambiziosi. 

Se vi è piaciuto l’articolo condividetelo o lasciate un commento. Se avete dubbi, pareri discordanti o richieste di chiarimento potete sempre utilizzare i commenti oppure scrivermi sulla pagina Facebook. Vi risponderò al più presto.

Con questo è veramente tutto. Vi do appuntamento al prossimo articolo. Ciao. 

3 commenti su “Dimissioni volontarie: il fenomeno del Big Quit”

  1. Ciao Giuseppe, lavoro da 23 anni in una grande azienda, mi trovo bene ma vorrei licenziarmi per giusta causa, se così si può dire, con la famiglia vorremmo cambiare stile di vita, una realtà piccola, l’intento di creare una realtà agrituristica, ovviamente se ci fosse una forte buona uscita. Potrei avere delucidazioni in merito. Grazie
    Rocco

    1. Ciao Rocco, in questo caso (basandomi solamente su quello che hai scritto) la giusta causa non sussiste. Ti consiglio di parlare con il tuo titolare e spiegarli il problema in modo chiaro. Magari riuscite a trovare un compromesso.

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